Tradizione della Cera
PRODUZIONE DELLA CERA TRA ARTE, FEDE E TRADIZIONE…
Attività tradizionale per eccellenza di questo paese è la produzione della cera, che fortemente si alimenta del profondo culto mariano legato al nostro bellissimo santuario, meta privilegiata del turismo religioso nel territorio nolano.
Caratteristica è anche la collocazione territoriale di Liveri, che fa di questo paese un terreno particolarmente baciato dal sole e quindi fiorente per la produzione agricola di agrumi, noci e nocciole.
Tutte queste peculiarità ci permettono di accostare il nome di “Liveri” a quello della “luce”.
La straordinaria lavorazione della cera rappresenta,dunque, ancora oggi, una delle più grandi opportunità di crescita economica per molte famiglie del paese: è una delle principali attività produttive pur essendo per i liveresi non soltanto un mestiere che si tramanda di padre in figlio, di generazione in generazione ma piuttosto vera arte, passione, identità.
Lavorare cera è l’arte di amare e venerare!
Raccontare della produzione di cera a Liveri è come tracciare il ritratto di una famiglia in evoluzione continua intorno a due grandi costanti : l’amore e la devozione.
È l’amore per il mestiere del padre e per la terra madre; è il rispetto per l’arte fatta con le proprie mani; è la passione per un’attività che alimenta, sostiene e unisce la famiglia che in fabbrica è impiegata tutta, da sempre.
Nelle vecchie cererie esisteva un tavolo di lavoro, “la bancarella”, intorno a cui lavoravano per lo più le donne: preparavano i lumini con lo stoppino, il tubo di plastica ed il coperchio e accompagnavano le loro azioni con interminabili chiacchiere, operose e rumorose, come solo le donne sanno fare.
Gli uomini borbottavano mentre sbrigavano i lavori pesanti: chi assisteva i macchinari, chi inscatolava, chi caricava e scaricava pacchi. Tutto in un clima intimo e confidenziale: era un solo grande nucleo familiare, proprietari e dipendenti, pronti a lavorare anche fino a notte fonda nei periodi di maggiore attività (settembre-ottobre) purché regnassero indisturbati sorriso e buon umore.
L’attuale fabbrica è moderna ed automatizzata, ognuno ha un ruolo ben definito, ma ha ancora l’attenzione di tutta la famiglia, in forme diverse, ma altrettanto amichevoli e cordiali. Oggi più di ieri l’arte ceraria è venerazione: pietà cristiana; culto dei defunti; divina adorazione e più di tutto devozione alla madre celeste, Santa Maria a Parete che in questo piccolo borgo “ha messo piede”. Le persone intervistate ci hanno parlato dell’impiego della cera in chiesa, e di come si è modificato il ruolo ed il significato nel tempo: una realtà banale e piuttosto scontata, ma difficile da visualizzare oggi, nel regno dell’elettricità. La candela arriva in chiesa, così come in ogni luogo, semplicemente per illuminare, per rischiarare l’oscurità e permettere le funzioni religiose. Oggi, nelle sacre liturgie, è ugualmente utilizzata con un significato altro, e decisamente più alto.
La cera riproduce l’amore di Dio che sempre arde per noi; racconta di Cristo, luce che viene a mostrarci la via; descrive il fuoco dello Spirito Santo, che vuole donarci i suoi sette doni; simboleggia la fiamma viva della fede, che sempre va alimentata; raffigura la vita, che nasce, si consuma e muore ma soprattutto, è traccia della nostra preghiera. Ogni volta che accediamo un cero permettiamo al nostro spirito di continuare ad essere presente là dove pesa la nostra assenza fisica. Quando sembra si stia esaurendo la speranza in noi, la fiammella resta quale segno tangibile della nostra professione di fede. Nelle processioni e nei riti penitenziali, invece, una torcia arde per testimoniare l’impegno preso con il Signore, con la Madonna o con un Santo protettore: così come la fiamma brucia e si scioglie la cera, allo stesso modo si compie il nostro credo sulle strade della vita.